Post ispirato dal casalingo di voghera: il giusto prezzo della musica. Si conoscono gruppi per passaparola sul modello delle reti sociali (la musica in fondo è sempre servita per aggregare persone e unire diversità apparenti), il mercato vuole mutare…
Alcuni scenari per la prossima musica online:
Col mercato attuale i costi si abbassano, l’impegno delle band indie resta immutato ma l’impegno delle major (che portano in alcuni casi anche qualità e professionalità nei dischi che producono) non può calare.
Se l’impegno delle major cala: la musica perdere in unicità e qualità diventando usa-e-getta. Con musica usa e getta non c’è un prezzo possibile senza una fidelizzazione ai gruppi musicali. La fidelizzazione può passare solo per i social network che possono diventare un veicolo tra i gruppi e gli ascoltatori (questo confine tra l’altro è sottilissimo).
Se l’alternativa fosse l’autoproduzione con distribuzione gratuita e accettazione donazioni (che richiede per funzionare una bella iniezione di morale nel pubblico), anche la distribuzione passerebbe per il social network (che sia proprietario alla facebook o “aperto” tipo reti di blog cambia solo il business model delle architetture e non cambia il processo di donazioni dirette).
un’ alternativa è il mercato dove si gioca con le regole di Apple (prezzi immotivati, drm e antipatia.
Se le band vogliono stare lontane dalla musica usa-e-getta possono: o rincorrere le major o creare circuiti semi-privati di studio, tipo clubs di musicisti che viaggiano in parallelo allo studio tradizionale della musica. In entrambi i casi la ricerca della qualità che nei circuiti tradizionali si basa sulla critica ufficiale (interna alle major + riviste di settore) + risposta delle vendite deve trovare altre basi.
Altra alternativa: enormi siti aggregatori (tipo Pandora) che vendono pacchetti di ascolto “flat” del tipo “all-you-can-eat” e viene pagato un obolo mensile per scaricare senza limiti. Il valore intrinseco alla musica viene esternalizzato verso l’aggregazione sociale che la musica permette. I gruppi guadagnano dai concerti e vengono “stipendiati” in funzione dei download che generano.
distribuzione
Collateralmente alle logiche di mercato convivono i canali di distribuzione, che in alcuni casi si intersecano con le logiche di mercato.
Nel mondo tradizionale le major curano rapporti con canali ufficiali che martellano in broadcast le orecchie di gente poco o per nulla fidelizzata.
Nei mondi futuri (cioè oggi) i canali tradizionali sono solo un’ eco che risponde ai gusti della rete (che condivide ciò che ama) che si evolvono sulla base di conferme interne al social network (esempio Last.FM) che generano ondate di gruppi emergenti. La miccia della distribuzione nel mondo dello spettacolo è tridimensionale: si inizia ad ascoltare un gruppo perchè magari ha fatto notizia prima che musica, e su internet (come al solito) questo fenomeno è amplificato.